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Bigbo, le startup crescono qui

Uno spazio pieno di luce anche in una uggiosa mattina di dicembre. Non solo perché i 1.400 mq di BIGBO sono circondati da pareti fatte di vetro, ma anche perché gli abitanti dello spazio sono entusiasti, appassionati, luminosi appunto. E lo sono perché a BIG – Boost Innovation Garage, si realizzano i sogni. Sembra lo slogan di qualche pubblicità ma, anche se suona come un jingle, i sogni sono il pane quotidiano che si mangia a BIGBO. Un polo multifunzionale alle porte di Bologna, nato nel 2020 grazie a Fondazione Carisbo che, con il supporto operativo dell’Associazione Techgarage, ha creato uno spazio dedicato a talenti, freelance, aziende, investitori e istituzioni che credono nell’innovazione e nell’imprenditorialità come motori dello sviluppo economico locale.

Per raccontare BIGBO in modo efficace e per cogliere la vera essenza che anima il progetto, basterebbe descrivere la grinta e la determinazione di Fabio Gancitano, 26 anni, fondatore e ceo di una delle 8 startup che operano all’interno dell’hub. «BIGBO non è solo un luogo fisico, ma, soprattutto, un luogo dove si creano delle connessioni. Dare vita a una startup oggi non è come negli anni ’70 e ’80, quando bastava un garage o una cameretta. Oggi, per entrare nel mondo del business dell’innovazione e del digitale, servono anche le “strette di mano”, anzi, sono fondamentali. Il confronto con gli altri, il network, fare rete, creano quell’ecosistema che permette all’impresa nascente di respirare, allargare gli orizzonti e crescere. Per fare questo è necessario uno spazio fisico, un punto di riferimento, ecco BIGBO è questo: la nostra casa».

L’impresa di Fabio Gancitano, creata insieme al socio Arturo Pepi, è Lendit: una startup, nata nel 2022, che mette a disposizione una piattaforma di “credit sharing economy”, su cui le micro, piccole e medie imprese richiedono micro-crediti in modo veloce e facile e del tutto digitale. «Io e il mio socio ci siamo conosciuti all’università, abbiamo studiato economia insieme. Entrambi desideravamo, una volta laureati, dare un contributo nel nostro settore che cambiasse o sdoganasse alcune regole. Abbiamo percepito che nel mondo degli investimenti imprenditoriali esiste un’importante lacuna: alcune aziende, dotate di moltissima liquidità, ferma nelle casse, non riescono a mettere in moto questi fondi. Dall’altro canto, piccole e medie realtà imprenditoriali, bisognose di risorse, non trovano una strada veloce, snella e sicura per richiedere micro-crediti. Allora abbiamo creato Lendit, una piattaforma che permette agli attori coinvolti nel prestito, di confrontarsi e, trovata la quadra, in soli 15 minuti richiedere un prestito che viene erogato in 3 giorni. Questo, chiaramente, è un metodo molto più veloce rispetto ai meccanismi tradizionali».

Lendit è una delle imprese che in BIGBO è passata dalla fase di incubazione a quella di accelerazione; è attiva sul mercato e conta già 85 imprese registrate sulla piattaforma. Ma in cosa consiste la fase di incubazione di una startup? Per spiegarlo in maniera semplice è utile il confronto con l’incubazione influenzale: il periodo che intercorre tra la penetrazione di un bacillo nell’organismo umano e la comparsa dei sintomi. Si tratta del momento preliminare, dove il germe trova l’ambiente ideale per attecchire e svilupparsi. Allo stesso modo, un’idea preliminare di business (il bacillo) viene accolta nell’incubatore (il corpo) dove trova un percorso idoneo per crescere. «Durante la fase d’incubazione, durata sei mesi, abbiamo avuto a disposizione un ecosistema formativo, di avviamento e di sperimentazione che si è preso cura della nostra idea di business stimolandone la crescita. Oltre a un luogo fisico dove riunirci e lavorare, abbiamo avuto accesso alla formazione, alla mentorship fino alla realizzazione di un business plan. Inoltre, la possibilità di organizzare incontri tra startup, come la nostra, e altri attori del sistema imprenditoriale locale e non solo, ci ha aiutato ad aggiustare il tiro e a essere ancor più consapevoli di dove stavamo andando. Per esempio, un recente evento che abbiamo organizzato in BIG con Confindustria per noi è stato decisamente illuminante, per conoscere meglio alcune dinamiche come l’imprenditoria consapevole della propria funzione sociale».

Insieme a Lendit, BIGBO ospita altre imprese che condividono “un approccio innovativo al lavoro in trasparenza, affidabilità, proattività e fattività”, come recita il Manifesto di BIGBO a cui, tutte le realtà che vogliono entrare nella community, devono aderire. Nello spazio multifunzionale dell’hub attrezzato per 110 postazioni coworking, 4 box uffici privati, 3 sale riunioni, 1 sala workshop, 1 sala eventi e tanti ambienti comuni, abitano anche Sfridoo: una società che ha creato una piattaforma innovativa che si concentra sull’economia circolare, offrendo alle aziende la possibilità di massimizzare il valore dei loro scarti, sottoprodotti, materie seconde e avanzi di magazzino. Biomeye: una startup innovativa specializzata nello sviluppo di soluzioni biometriche contactless, che permettono l’utilizzo delle caratteristiche dell’occhio umano per creare modelli di riconoscimento basati sull’iride. Schonhaut Advisory: offre consulenza nel campo dell’informazione e della tecnologia, supportando le PMI nella digitalizzazione dei processi aziendali e nell’espansione del loro business attraverso l’innovazione digitale. «L’obiettivo di BIGBO è generare un impatto positivo sul territorio e sulla società, combinando il progresso tecnologico e l’innovazione con la responsabilità sociale».

Durante la fase d’incubazione, abbiamo avuto a disposizione un ecosistema formativo, di avviamento e di sperimentazione
che si è preso cura della nostra idea di business, stimolandone la crescita. Oltre a un luogo fisico dove riunirci e lavorare, abbiamo
avuto accesso alla formazione, alla mentorship fino alla realizzazione di un business plan”

È questo il cuore di BIG, secondo Fondazione Carisbo, come spiega Renzo Servadei, consigliere di amministrazione della Fondazione. «Dobbiamo cercare di intendere l’innovazione non solo come un fattore legato al progresso tecnologico, ma anche come capacità di relazionarsi e assumere una mentalità congruente con gli obiettivi posti. BIGBO è uno degli strumenti essenziali per la Fondazione al fine di promuovere non solo le startup ma, più in generale, l’intraprendenza e l’imprenditorialità dei giovani, dando loro l’opportunità di avvicinarsi alle esigenze del mondo dell’impresa – intesa come soggetto economico, ma anche come soggetto sociale – e delle istituzioni che operano sul territorio». BIGBO è anche il punto di riferimento di moltissimi eventi legati all’innovazione organizzati a Bologna. Tra questi c’è il “BIG Impact Days”, che si svolge ogni anno in autunno. Si tratta di un’iniziativa promossa da Fondazione Carisbo e Intesa Sanpaolo, con il supporto di vari partner, che raduna comunità e professionisti per condividere competenze digitali ed esplorare i temi di frontiera nel campo dell’innovazione. L’edizione del Festival di quest’anno ha approfondito temi legati al futuro sostenibile e all’implementazione di logiche e strategie aziendali capaci di stimolare un impatto positivo sull’ambiente e sulla società. «BIGBO nasce con lo scopo di incentivare la libera circolazione delle idee tramite la contaminazione di conoscenze ed esperienze nel campo dell’innovazione digitale» spiega Antonello Bartiromo, responsabile del progetto e startup expert, che accoglie e si “prende cura” delle nuove aziende come se fossero sue figlie.

«BIGBO è nato nel 2020, l’anno della pandemia, tutto ci ha remato contro. Non siamo riusciti neanche a fare l’inaugurazione che questo progetto meritava, eppure non ci siamo arresi e oggi, passo dopo passo, ci siamo e stiamo diventando sempre più forti sul territorio. La nostra community vuole incentivare lo sviluppo economico e sociale di Bologna e dell’Emilia Romagna, favorendo in particolare la crescita dei giovani e la creazione di possibilità lavorative». Il fattore che rende ancora più di valore il percorso a BIGBO è che le startup possono seguire la leadership delle scaleup, ovvero quelle società che hanno superato la fase “start” e hanno definito il loro business model, riuscendo a divenire operative sul mercato con un buon riscontro di fatturato.

L’obiettivo di BIGBO è generare un impatto positivo
sul territorio e sulla società, combinando il progresso
tecnologico e l’innovazione con la responsabilità sociale”

«Questo aspetto è del tutto innovativo rispetto ad altri hub di innovazione. È proprio dal confronto, dall’esempio, che si riesce a imparare in maniera più efficace. Per le imprese più giovani, di recente nascita, poter confrontarsi con altre che ce l’hanno fatta è veramente di valore» chiarisce Bartiromo. «Credo che nonostante le perplessità rispetto a uno scenario italiano abbastanza povero d’iniziative nel mondo della tecnologia e dell’innovazione – continua Gancitano di Lendit – l’ecosistema europeo tech in realtà sia abbastanza forte. Per un verso, si pensa che l’Italia non sia un paese facile e fertile per l’iniziativa di impresa, ma dall’altro questi progetti come BIGBO (non unica nel suo genere), fanno pensare che non sia del tutto così». In un contesto, come quello italiano, in cui il 40% delle nuove imprese fallisce entro i primi quattro anni di vita, offrire una casa alle startup e organizzare il tutoraggio e l’accompagnamento nelle diverse fasi dalla nascita al suo consolidamento, può essere di grande supporto, ma non basta. «Ci sono altri paesi in cui l’ecosistema delle startup è oggettivamente più forte – conclude –. Credo che il motivo sia perché l’intero sistema culturale, imprenditoriale e delle istituzioni sostiene, grazie ad una fitta rete di scambi reciproci, l’imprenditoria nascente».

Biomeye, il riconoscimento oculare migliora la vita

 

Era il 2002, quando Steven Spielberg, con “Minority Report”, immaginava un mondo dove l’occhio sarebbe diventato lo strumento che permette alle persone di accedere a un’infinità di informazioni. Oggi, invece, con la startup BIOMEYE l’occhio diventa lo strumento per innovare l’esperienza dell’utente. «Proponiamo sistemi biometrici basati sul riconoscimento oculare a distanza per abilitare accessi e servizi sicuri e monitorare le interazioni dei consumatori, tutelandone la privacy», spiega Giorgio Ennas, ceo di BIOMEYE, nata nel 2022 e presente nell’ecosistema di BIGBO, la community di startup promossa da Fondazione Carisbo. «In BIGBO siamo stati inseriti nel programma “Better Life Incubation System”». L’iniziativa, sostenuta da Fondazione e Intesa Sanpaolo, per accogliere e supportare progetti che portino idee concrete per migliorare la vita degli individui. «Immaginiamo di trascorrere una giornata senza dover portare con noi dispositivi personali o ricordare password per accedere a servizi o per pagare prodotti. Con la tecnologia di BIOMEYE è possibile abilitare servizi e pagamenti sicuri con il solo sguardo. Ma non solo: se durante l’esperienza fosse possibile raccogliere dati in real-time e in modo non invasivo sul comportamento degli utenti per personalizzare i servizi? Quanto migliorerebbe la loro soddisfazione?». BIOMEYE è una tecnologia abilitante applicabile in diversi settori, dall’ospitalità, all’industria 4.0 fino al med-tech. Proprio in questo campo si prevedono sviluppi per poter effettuare monitoraggi neuro-cognitivi e sullo stato di salute degli individui. «La nostra startup è alla fase di pre-seed, ovvero l’inizio di vita dell’azienda che prelude l’ingresso al mercato. Stiamo identificando un panel di aziende e investitori per diventare presto operativi».

Dalla rivista Fondazioni settembre – dicembre 2023