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Abitare collaborativo | Giordana Ferri

Testimonianza di Giordana Ferri
per Fondazioni marzo 2024

Giordana Ferri è architetta e direttrice della Fondazione housing sociale. Da sempre si occupa di rigenerazione urbana, housing sociale e progettazione di edilizia economica popolare. Co-direttrice del Master Casa e città, Urban Housing Studies del Politecnico di Milano, ha pubblicato libri e contributi su riviste settoriali in Italia e all’estero

Negli ultimi 20 anni, sul territorio italiano, si è sviluppato un modo di fare housing sociale che non solo ha riproposto il tema della locazione, ma ha anche innovato il modo di intendere questo tipo di offerta. Le Fondazioni di origine bancaria hanno giocato un ruolo importante in questo processo di rinascita. Quello che correntemente viene definito come housing sociale, ma che più tecnicamente è denominata Edilizia Residenziale Sociale, può essere realizzata da soggetti sia pubblici che privati, ed è destinata a persone e nuclei che non accedono all’edilizia residenziale pubblica, in quanto non rispondono ai requisiti reddituali, ma neppure all’offerta di mercato perché troppo cara per le loro entrate. Questo modello, che viene definito “abitare collaborativo”, consiste in interventi residenziali che, oltre alla casa, offrono spazi e servizi a disposizione dei residenti. Diffondendosi nell’ambito dell’housing sociale, ha fatto da apri porta anche all’offerta di mercato. Interventi di questo tipo agiscono spesso da volano per il rilancio di alcune aree depresse e contemporaneamente, proponendo locazione calmierata a lungo termine, fungono da elemento riequilibratore nel limitare fenomeni di gentrificazione. Questi progetti, infatti, sono caratterizzati da una mixité, sia funzionale che d’offerta abitativa: locazione a canoni calmierati, canone sociale, vendita convenzionata. La mixité d’offerta e di funzione consente di rispondere a più bisogni abitativi nello stesso intervento, al di fuori di una logica di separazione delle classi sociali, e consente anche di offrire, attraverso l’inserimento di commercio e servizi, quella vitalità tipica del tessuto urbano consolidato che la sola residenza non è mai in grado di garantire.

“Gli interventi di housing sociale agiscono spesso da volano per il rilancio di alcune aree depresse e contemporaneamente, proponendo locazione calmierata a lungo termine, fungono da elemento riequilibratore nel limitare fenomeni di gentrificazione” 

Lo sforzo delle Fondazioni in questo ambito è stato consistente: non solo ha contribuito all’aumento degli alloggi sociali attraverso l’attività erogativa tipica, ma ha promosso e sostenuto il settore attraverso attività di investimento di risorse patrimoniali. Nonostante questo sforzo, il problema è oggi tutt’altro che risolto; anzi, il disagio abitativo è in aumento e le risorse economiche per affrontarlo in diminuzione. La congiuntura degli aumenti dei costi di costruzione (quasi +30%) e dei tassi d’interesse sul debito stanno mettendo in ginocchio l’intero sistema. Questo momento di crisi, come spesso accade, ha però il merito di aver riacceso il dibattito e l’interesse istituzionale intorno al tema della casa, portando l’attenzione non solo sul bisogno, ma anche sui programmi e sui modelli da adottare, molti dei quali derivanti dalle sperimentazioni fatte dalle Fondazioni di origine bancaria e dagli altri soggetti privati che hanno operato, in questi anni, nel settore dell’housing sociale. Per concludere, sicuramente ci si sta indirizzando verso una diversa ed articolata risposta al bisogno abitativo che vede il pubblico e il privato collaborare su importanti parti di progetto. Come anticipato la strada da fare è ancora molta ma l’obiettivo non sembra essere poi così lontano: ci sono tutti i presupposti perché sia possibile strutturare meglio questo settore affinché contribuisca a dare risposta a una specifica fascia di popolazione, concorrendo così a uno sviluppo equilibrato e inclusivo delle nostre città.

Dalla rivista Fondazioni gennaio – marzo 2024